PORTRAIT, foto Duccio Fattori 2020
Sono nato a Vaiano, vicino Prato, in una notte di freddo intenso e neve alta, in un falso castello medievale, costruito da un bizzarro, lontano parente e conosciuto come Palazzo Fattori. Nato in casa, uno degli ultimi in paese, dal momento che i miei coetanei son tutti venuti alla luce a Prato o a Firenze, in ospedale. Credo che quella strana abitazione, in cui ho trascorso l’infanzia, abbia avuto una grande importanza nel mio destino. Quel posto un po’ magico e un po’ pauroso, con la scala a chiocciola per salire sulla torre, il pozzo profondissimo in cortile, dove d’estate mettevamo al fresco il cocomero calandolo in un secchio, gli orti, il grande terrazzo coperto con le lenzuola stese ad asciugare, dove noi bambini andavamo a pattinare, sicuramente ha alimentato il mio immaginario.  Un concorso vinto in seconda elementare, per il quale dipinsi un passerotto tra le fronde (pittura di “macchia”, anche se, pur chiamandomi Fattori, non avevo la minima idea di chi fossero i Macchiaioli), mi convinse poi di avere un certo talento. Così, dopo aver “abbellito” i tinelli delle amiche di mia nonna, cedendo loro i miei quadri in cambio di giocattoli e gelati e aver frequentato il liceo e l'Accademia, alla scuola di pittura di Gustavo Giulietti, che è stato per me in quegli anni, un padre e un maestro, mi son guadagnato da vivere disegnando per tutta la vita. Ho fatto mostre, pensando che il mio destino fosse quello di pittore, poi ho capito che la mia vita non era quella delle gallerie d'arte: preferivo il contatto con il mondo del lavoro, con l'industria, con la comunicazione pur continuando a dipingere e a considerarmi un "pittore". Dopo anni di insegnamento e libera professione, mi sono dedicato alla grafica e al design in tanti settori diversi. Ho disegnato vestiti, illustrato libri, lavorato con Enti e Comuni, agenzie e grandi aziende, vinto concorsi pubblici e privati. Ho contribuito a fondare nuove realtà produttive attraverso la cura dell'immagine e anche l'invenzione del prodotto. Ho collaborato per moltissimi anni all'immagine e alla comunicazione di antoniolupi design e creato immagine, storia, visioni e molti prodotti per Cioccolato La Molina, azienda della quale sono tuttora direttore artistico. Per quarant'anni ho illustrato Canti e opere del mio amico e maestro di vita Giuliano Scabia. Curo la grafica per i biscotti del Forno Steno, la fabbrica di un amico che è venuto a mancare e che la moglie porta avanti con coraggio e bravura: un piccolo lavoro molto caro al mio cuore.
Io Gulliver e John - Ho costruito Gulliver nel 1994 e nello stesso anno l'ho esposto sdraiato in un prato in una mostra all'aperto. Nel 1996, durante un trasloco, è stato gravemente danneggiato. Completamente restaurato nel 1998, è stato modificato in alcune sue parti nel 1999. Nel 2021 ha avuto finalmente un suo piedistallo e forse una collocazione definitiva.
John è uno Smooth Collie ed è il mio cane.
Breve nota su Gulliver
Incrocio tra il gatto con gli stivali e il Gulliver di Swift, è allo stesso tempo un atto di fiducia nell'arte, come libero gioco, possibilità di cambiare la natura delle cose, dei materiali, del quotidiano, come obiettivo e come bersaglio, come domanda e come risposta e, contemporaneamente, è anche l'insieme delle contraddizioni, dei falsi valori, dei pregiudizi, della stupidità della società di tutti i tempi. Se il Gulliver di Swift non offre riscatto alla condizione dell'animale uomo, a cui non serve per risollevarsi né la scienza, né la virtù, il gatto con gli stivali riesce, con uno stratagemma, a trasformare la condizione del suo padrone, che, una volta spogliato dei panni del povero mugnaio e quindi non più identificabile e classificabile, può rivestire quelli lussuosi del marchese di Carabas. Un colpo di teatro e un'operazione artistica assieme.
Gulliver viene con me dal 1994. Quando non ci sono, mi aspetta.
Io e Giuliano nel suo "mondo". Giuliano Scabia è uno degli incontri più importanti della mia vita, mi ha aperto un mondo ed è stato un conforto ed una continua fonte di ispirazione.
Rita Lintz è un'artista newyorkese, mia amica da anni. Con lei condivido alcuni lavori che nascono da lunghe chiaccherate al telefono, fatte anche per il piacere di sentirsi, per poi divenire raccolte di immagini, testi, suggestioni, che io monto talvolta in forma di mostra, di libro o di cartolina.
Emanuele Becheri è un mio amico fin da quando lui era un bambino, lo considero uno dei più bravi e sinceri artisti italiani. Ci confrontiamo spesso su molte cose, compreso sul nostro lavoro. Amo molto quello che fa e gli voglio molto bene. Forse verrà un giorno che faremo qualcosa insieme.
John è il mio cane, uno smooth collie, una razza di cui non conoscevo l'esistenza fino a quando non ho visto su internet una foto di sua madre. Me ne sono innamorato, aveva appena fatto una cucciolata e siamo andati a vedere i cuccioli. John era quello che secondo quanto si dice, non avremmo mai dovuto prendere, quello che non ci è venuto subito a salutare scodinzolante come sua sorella e suo fratello, ma ci ha osservati da lontano e solo dopo averci studiato bene, ci è venuto incontro. E cosi è rimasto, riflessivo, a volte spavaldo, a volte insicuro, capace di grande affetto e grande tenerezza, ma mai esibita. Riservato ed elegante, per me bellissimo. Un affetto importante che ci ha condizionato e cambiato la vita, ma che ha cambiato soprattutto me, il mio modo di pensare e di guardare il mondo. In questa foto del 7 maggio 2023, giorno del suo dodicesimo compleanno, gli sto dicendo che stiamo diventando vecchi insieme, ma che per me lui rimarrà sempre il mio cucciolo...mi sembra che capisca. 
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